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I mezzi di soccorso per assistenti bagnanti (2° parte)

Rescue Tube o “Torpedo”. Anche il Rescue tube è dotato di guinzaglio, ma è costituito da un corpo di poliuretano espanso che continua con una cima dalla lunghezza variabile dai 2 ai 2,5 m.
Esistono due tipi principali di Rescue Tube: uno indicato prevalentemente per acque aperte (mare/oceano) e uno per acque interne.

Figura 9. A sinistra, un Torpedo adatto all’uso in acque chiuse.
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Figura 10. A destra, un Torpedo più contenuto, adatto alle acque aperte.
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Il torpedo è stato originariamene inventato nel 1932 dal 19enne Preston “Pete” Peterson, campione di surf e membro dello staff inaugurale dei Lifeguard di Santa Monica, California.
I primi esemplari, molto più artigianali, erano cinture gonfiabili dotate di cinghie ed anello di chiusura, proprio come quelli odierni. Purtroppo, all’epoca, accadeva spesso che si bucassero o richiedessero un rigonfiaggio continuo. Questo fino al 1964, quando si arrivò ad utilizzare una schiuma di gomma che risolse questo problema.

Stand Up Paddle (o SUP). Utilizzata soprattutto in luoghi che si affacciano sull’oceano, si sta via via facendo conoscere sempre di più nelle coste dell’adriatico e in quelle italiane in genere.

Figura 11. Un esempio di S.U.P. da soccorso, o Stand Up Paddle.
Link partner Ozone Rescue: www.ozonerescue.com/salvamento/prod/rescue-sup-wrs-360/

Molto apprezzata nelle attività di salvamento, presenta il vantaggio di rappresentare un piano galleggiante su cui issare il bagnante ed eventualmente prestare un primo soccorso immediato prima del rientro a riva (ad esempio insufflazioni). Il rientro è comodo e rapido grazie alla possibilità di poter sfruttare al massimo l’azione delle onde. Questo è sicuramente un mezzo dai grandi vantaggi pratici, ma che richiede un’attenta e costante formazione.

Mute. Ne esistono di diversi tipi: si va dalle economiche umide alle più costose stagne. Le mute d’interesse per un assistente bagnanti dei nostri mari sono quelle umide, cioè quelle in neoprene in cui l’acqua entra come un sottile film fra la pelle e la muta. Questo film si riscalda mantenendo il calore corporeo per un periodo di tempo variabile a seconda dello spessore del neoprene.

Figura 12. Un esempio di mutino, in questo caso per operatore Croce Rossa.
Link partner Ozone Rescue: www.ozonerescue.com/neoprene-mute-e-accessori/prod/mutino-monoshort-croce-rossa/

Le mute umide possono essere short o intere, e logicamente una muta intera isola molto di più di una short. Bisogna tener presente però che gli assistenti lavorano nei periodi più caldi dell’anno e che spesso non si ha bisogno di stare ore in immersione, ma solo per un limitato periodo di tempo.
Per questo motivo l’impiego delle mute intere si può limitare ai soli periodi di fine stagione in cui c'è un clima fresco da cui la muta intera può proteggerci. Il mutino, altrimenti, è un’ottima scelta per tutte le attività. Un’ultima considerazione sulle mute riguarda l’aiuto al nuoto che offrono poiché migliorano la galleggiabilità, agevolando così le manovre.

Maschera e boccaglio. Ne esistono di vari modelli e prezzi. E sicuramente non esiste il modello migliore in assoluto, ma va scelto quello che calzi ottimamente al viso e che non faccia entrare acqua durante le proprie attività.

Figura 13. Un classico esempio di kit, contenente pinne/maschera/boccaglio per chi deve operare in acqua.
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Come capire se la maschera calza alla perfezione? Basta appoggiarla al viso (senza il lacciolo agganciato alla testa) e inspirare bene col naso. Se rimane aderente, vuol dire che va bene anche per i lineamenti del nostro viso. Nell’acquisto di una maschera dunque, non è il prezzo l’indicatore più importante da tenere a mente. Per quanto riguarda il boccaglio, visto l’uso che un assistente bagnanti ne deve fare, ci si dovrebbe orientare verso modelli di aeratori semplici senza accessori particolari che possano essere d’impiccio.

Pinne. Bisogna cercare un giusto compromesso fra velocità in acqua e praticità di vestizione. Vanno così scartate le pinne da apnea che sono molto utili in acqua, ma hanno pale enormi che rendono la vestizione e le manovre in acqua bassa improponibili.

Figura 14. Un esempio di pinne corte, molto adatte ad aiutare la pinnata, senza dare fastidio una volta a terra.
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Migliori sono le pinne corte (come in figura) che permettono una buona mobilità in acqua bassa e sono di rapida vestizione. Esistono inoltre pinne progettate per il soccorso, con pale a estrazione rapida che permettono una perfetta efficienza sia sulla terraferma sia in acqua. Ma sono costose, e di conseguenza poco diffuse nelle dotazioni standard degli assistenti bagnanti.

Aiuto al galleggiamento. Questo tipo di giubbino consente un’ottima galleggiabilità.

Figura 15. Esempio di aiuto al galleggiamento. In questo caso un giubbetto con 50 Newton di spinta positiva.
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I vantaggi che quest’attrezzo fornisce sono molteplici… Innanzitutto offrono una spinta positiva che facilita la nuotata, spesso i modelli sono molto compatti per offrire una buona mobilità, inoltre il giubbino ha delle cinghie che permettono l’aggancio di accessori o l’aggancio, come nel caso del rullo di salvataggio, ad altri mezzi di soccorso.

Pattino o moscone di salvataggio. Sono le imbarcazioni a remi più diffuse in Italia per il primo soccorso in mare. La stessa concezione di questa imbarcazione è italiana.

Figura 16. Il famoso “Moscone” di salvataggio, utilizzato in tutta Italia da molto tempo.

È costituito da due scafi uniti fra loro da un piano di lavoro. Il pattino di salvataggio è di colore rosso con la scritta “SALVATAGGIO” scritta in bianco sul fianco di ciascuno scafo. I remi poggiano su delle forcelle in ottone od in acciaio inossidabile dette scalmiere mobili. Il materiale costituente un pattino può essere il legno o vetroresina/plastica in quelli più moderni.
Per questo mezzo la dotazione prevista obbligatoria è salvagente anulare, gancio d’accosto e ancora.
Sono imbarcazioni molto manovrabili e versatili, che consentono la voga sia in prua sia di poppa. Hanno un ampio ripiano di lavoro che consente, nel caso vi sia la presenza di due soccorritori, di iniziare manovre di B.L.S. già al momento dell’issare a bordo il pericolante. Potendo ruotare di 360° sul posto permette manovre anche in spazi stretti. Essendo costituito da due scafi indipendenti, è praticamente inaffondabile (ma ribaltabile, se si affrontano le onde di lato).

Gommone. Mezzo a motore diffuso in acque il cui fondale è profondo già da pochi metri dalla costa. Utilizza eliche, il che significa che vi potrebbe essere un certo pericolo quando ci si trova in mezzo ai bagnanti. Per evitare ciò i moderni mezzi di soccorso utilizzano delle eliche intubate, oppure dei motori a idrogetto completamente privi di elica. Sono veloci, molto manovrabili e consentono l’intervento in condizioni meteomarine avverse.

Figura 17. Un “motoraft” a idrogetto, un potente mezzo a motore in grado di operare anche in acqua molto bassa.
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L’equipaggio di questi mezzi è variabile, e varia ovviamente in base alle dimensioni del gommone.
Le possibilità, in termini di velocità di recupero, numero di soccorsi, agilità di manovra, qui è altissima.